«La mia vita è persino più interessante delle mie foto». È la promessa con cui Robert Mapplethorpe accoglie Patricia Morrisroe, all’epoca inviata del «Sunday Times Magazine», nel suo loft newyorkese, dove si incontrano nel 1983. A distanza di qualche anno, la giornalista intervisterà ancora il fotografo, considerato ormai il più grande della sua generazione, fino al mese prima della morte, sopraggiunta il 9 marzo 1989. Partendo dalle conversazioni avute con lui e con coloro che gli sono stati accanto, l’autrice tratteggia la biografia di un personaggio che si rivela passo dopo passo straordinario: educato secondo la morale cattolica, cadetto dell’accademia militare, hippie, audace sperimentatore nei territori della sessualità, ossessionato dalla bellezza maschile ma a lungo legato a Patti Smith, vittima dell’Aids, e infine al centro di un processo postumo per oscenità che contribuirà a garantirgli la fama mondiale. Scavando nella vita e negli amori del grande artista, Morrisroe porta in superficie ferite personali e segreti professionali, e svela i retroscena delle sue opere più celebri e scandalose. In un mosaico di voci e visioni, ricostruisce sullo sfondo l’atmosfera della rutilante New York di quegli anni, un mondo vertiginoso e contraddittorio, di cui Mapplethorpe fu figlio e profeta: «Era un maestro del bianco e nero, ma in lui di bianco e nero non c’era niente... la sua morte segnò il crepuscolo di un’era».